Pitti 84 | Impressioni di un “giovane” espositore

Pitti Uomo, giugno 2013, edizione 84.

Un’altra edizione, la terza, passata come espositore del mio marchio 1ST PAT-RN e non come semplice visitatore.

Una prospettiva diversa, che permette di avere un quadro più completo e più chiaro di cosa sia il Pitti, della sua importanza, della sua rilevanza verso i buyer esteri e della sua organizzazione.

Pitti 84 per me è stata una delle più interessanti edizioni, sia dalla prospettiva dell’espositore, sia da quella del “visitatore” nei momenti in cui mi sono permesso di fare una passeggiata per i padiglioni per annusare l’aria che tirava.
Innanzitutto ho potuto riscontrare che vi è stata una certa selezione tra i brand esposti, o almeno ho appurato che quelli che esponevano hanno cercato di essere più pragmatici e più propositivi, rispetto a certe edizioni passate, con più fumo e e molto meno arrosto (non certo per colpa dell’organizzazione che trovo sia sempre ineccepibile e molto propositiva)  le ultime edizioni hanno trasmesso un messaggio che mi è parso più chiaro, più orientato al prodotto.

Ho potuto anche vedere che molti buyer erano più attenti al prodotto e non al marchio cucito sopra: questo è stato un riscontro molto importante ed un segno di maturità di un mercato che certamente sta cominciando a guardare alla sostanza.
I Buyer Italiani in particolar modo mi sono apparsi in due categorie ben distinte, quelli più seri, motivati, in cerca di prodotti che potessero trasmettere ai loro clienti un messaggio di qualità e ricerca e che disponevano della volontà di operare correttamente (il tema della puntualità dei pagamenti è sempre prioritario in un momento come questo purtroppo, soprattutto per i numerosi piccoli brand che stanno cercando di infondere nuova linfa al mercato: e al Pitti se ne sono visti più di uno)  e quelli che in realtà girovagavano, sciabattando come zombie , toccando frettolosamente i capi, senza spesso neppure capirne il materiale o senza prestarci molta attenzione.

Dei primi ho la massima stima, perchè costituiranno sempre più la spina dorsale di un mercato Italiano che viene visto con grande sospetto dai produttori, soprattutto quelli esteri.
E come noi piccolissimi  marchi emergenti che cerchiamo di produrre in Italia investendo tutto  sulla qualità e sul servizio, mettendoci corpo, anima e soprattutto faccia, anche loro dandoci supporto e permettendoci di andare avanti sono e saranno parte integrante della “fase due” del mercato dell’abbigliamento in Italia, che presto porterà -ne sono convinto- maggiori opportunità e nuova positività.

Un’altro tema che ho potuto notare è stato quello della cosiddetta sartorialità.

E’ un ragionamento interessante e complesso dai mille risvolti, atti a capire dove si parli di vera sartorialità e dove invece la sartorialità sia solo un termine “di moda” e forse qui certamente non è neppure giusto affrontare un tema così importante, di certo io non sono titolato a farlo, certo è che se fino  a poche stagione fa i massimi sistemi giravano attorno al “rugged” e alla continua riproposizione in salsa nostrana (non sempre riuscendoci, con gusto, diciamo) dei mondi “Americana” con tutto un pubblico variopinto in Redwing, camicie in flanella e denim “raw” dal sapore giapponesizzato (chissà perchè non si riesca a pensare a un jeans Italiano, con tessuto Italiano, con stilemi Italiani e si debba sempre attingere agli altri… me lo sono sempre chiesto)  con sopra l’immancabile giacca da caccia, a Pitti 84 era tutto un profluvio di doppiopetti sartoriali, camicie rigorosamente tailor made e cravatte in maglia di seta: il tutto di ogni stile e forma, dalle innovazioni provenienti dal prolifico e preparato Sud (divertenti e intelligenti i ragazzi di Sciamàt) fino ai grandi classici senza tempo.

Io ho la mia idea di sartorialità, cerco di ispirarmi a essa nella costruzione delle mie giacche, o meglio, ho trasmesso ad Alessio (mio fratello, che è anche il modellista che ha trasformato il concetto delle “giacche in maglia” in maniera eccezionale, facendole diventare “eleganti e comode”) un messaggio, e lui ha saputo interpretarlo, introducendo dei semplici (ma non facili) accorgimenti nella costruzione e nella modellistica che hanno costituito un nuovo tipo di paradigma nel concetto della giacca in maglia, prodotto sempre diviso in due categorie: quello delle felpe, tagliate a giacca o quello delle giacche fatte con la felpa e quindi foderate, infustate, adesivizzate, tutto il contrario di quello che avevo in mente io.
Non so se la nostra visione sia sartorialità, ma l’idea di avere una giacca che fosse confortevole ed elegante nello stesso era insita in me da un pò.

Con 1ST PAT-RN ci stiamo provando e abbiamo “rubato” una frase che un nostro cliente Giapponese disse a Gennaio durante la presentazione del progetto a Tokyo: “bisogna provare a indossarla, per capire”.  E lo scriviamo in un’etichetta che per noi è , come dire, un emblema del nostro concetto di giacca.

E come sempre, se prima i blog, le riviste Giapponesi (sempre bravissimi) e i fotografi ufficiali rappresentavano questa umanità workwear e outdoor, le foto che stanno apparendo nei blog e che vedremo tra un paio di mesi sulle riviste del Sol Levante ci producono un’immaginario di dandy elegantissimi e raffinatissimi che in un paio di stagioni sono passati da Redwing a Gaziano & Girling.

A me comunque non dispiace, trovo che sia tutto lecito e tutto rispettabile, anzi, io penso che Pitti sia anche questo in fondo, un posto dove si cerca di esprimere un proprio stile e una propria idea della moda, non riesco a immaginare diversamente una manifestazione così…
Certo, molti sono stanchi delle apparizioni di volti noti e meno noti nei blog, ma io invece, ed esprimo un umile parere personale, trovo che sia invece divertente  osservare questo “streetstyle” c’è sempre da imparare in questo lavoro e devo dire che ci sono foto di persone vestite in modo incredibile, con tanto buon gusto  e tanta conoscenza, foto che in molti casi mi sono addirittura di ispirazione, anche perchè non è raro che siano di amici che ammiro e che stimo molto.

E poco importa se alcuni sono poseur di professione, non è neppure un fatto anomalo o del momento, perchè quella delle foto prese dalla strada è una pratica di antica data nei paesi del Sol Levante si è sempre fatta attraverso la carta stampata, basta farsi un giro all’incrocio tra Omotesando e Harajuku per vedere tutti i redattori e fotografi delle riviste fermare la gente e fotografarla, anche li ci sono persone ben vestite che passano per caso e ci sono quelli che probabilmente vanno li apposta, non meravigliamoci quindi!

In ultima analisi, un’edizione che mi è piaciuta, dove ho rivisto amici, e dove ho potuto apprezzare i loro consigli, i loro punti di vista, la loro visione.
Dove ho potuto sentire il calore delle persone che credono in me e che mi spronano a portare avanti la mia idea di questo lavoro, sia che io lo faccia per me e per i miei clienti con 1ST PAT-RN, sia che io lo faccia per le aziende che intendono avvalersi della mia consulenza nella creazione dei loro progetti.

Buon proseguimento a tutti, sia per la campagna vendite sia per quella acquisti!

ps: non cito volutamente i tanti brand che mi sono piaciuti perchè ce n’erano parecchi sia Italiani che esteri, sia nuovi che storici: a tutti loro vanno i miei più sentiti complimenti, un “giovane” espositore come me, che solo da tre stagioni si presenta al Pitti ha tutto da imparare da loro.